Jessica Agosti

“NON CERCARE I SAGGI, MA QUEL CHE I SAGGI CERCAVANO”

Percepisco da sempre un forte interesse per “i miracoli del noto”, la ricerca, il metodo.

Amo il movimento che emerga da un profondo sentire interno. Da bimba ho cercato: ho messo il tutù e i pattini, ho gareggiato nell’acqua. Da adolescente lo Judo ha dato sostanza al mio corpo, mi ha educata alla competizione e al rispetto.

Poi il classico, il ginnasio ha fermato l’impegno assiduo nella ricerca sul corpo, che ha trovato altre vie per esprimersi. Una laurea in letteratura italiana ha dato metodo e aperto orizzonti. La ricerca spirituale al primo posto, da quando, da adolescente, già mi chiedevo il senso del mio stare al mondo. Gurdjieff , Osho, la psicologia transpersonale, il teatro, il massaggio shiatsu, la meditazione, mi hanno appassionato.

Ma…Tai chi… è stata la sintesi. Fu una folgorazione.

Negli anni ’90 di Tai Chi Chuan non si parlava molto.
Restai ammaliata, incantata, dalla bellezza e dalla pace che mi comunicava chi ben “incarnava” il Tai chi.
Sembrava semplice, ero una sportiva: decisi di provare. L’incanto nel mio animo restò immutato, ma cozzò da subito contro l’imperfezione. Capii subito che “fare Tai chi” non significa imitare bei movimenti armoniosi, non significa”recitarlo”.

O meglio, imitare va bene! All’inizio è assolutamente necessario, calma la mente e fa bene. Ma l’imitazione richiede una buona dose di presenza e attenzione, qualità da allenare con metodo!

Essere il Tai chi è altra cosa, è un percorso che coinvolge tutto di noi: il corpo, la mente, la sfera emotiva.
Necessita di un allenamento paziente e ben guidato. Richiede cura di sé, e un pensiero sottile, per generare un movimento sottile… non lento… sottile.
Decisi di dedicarmi al percorso con dedizione.
Studiai per molto tempo lo stile yang con un pioniere geniale e appassionato, Franco Mescola, che ora non c’è più.
Il percorso si fece cammino. Il cammino si trasformò in spirale: una spirale fatta di continui inizi, dove la fine ciclicamente si ripresenta… portandomi ogni volta a ricominciare con tenacia.
Quei movimenti, chiamati Tai Chi Chuan, non sono solo movimenti: pulsano con la Vita e della Vita racchiudono tutti gli aspetti: non c’è bene, non c’è male, c’è solo continua alternanza.

Forte degli insegnamenti del mio primo Mentore, passai allo studio dello stile Chen, secondo il metodo proposto dall’ITKA, sotto la guida del Maestro Gianfranco Pace, la cui straordinaria conoscenza della tradizione e dell’arte del Tai Chi Chuan, elaborata in modo illuminante e “incarnata” in maniera strabiliante, è per me fonte di sempre nuovi spunti di ricerca e perfezionamento.
Condivido la mia pratica con passione.
Ogni giorno scopro nuovi aspetti di quest’arte interna e raffinata, che, per generare benessere, coltiva l’essere: il rispetto, l’ascolto, il metodo, la pazienza.
Credo che il Tai chi chuan e il Chi Kung, dovrebbero essere sempre più diffusi e conosciuti come validi strumenti di crescita personale.
Devo profondo rispetto e gratitudine a chi mi ha insegnato, mi insegna, e ai miei compagni di pratica.

Si dice che un lungo viaggio inizi sempre da un primo passo, ma… dipende molto da dove uno parte, e, su questo punto in particolare, si dovrebbe essere molto sinceri, con se stessi innanzi tutto.

“I miracoli del noto” sono inesauribili!