Guardare le nuvole

Guardare le nuvole

 

Pratico il Tai Chi Chuan da più di vent’anni.

Questo secondo il tempo degli orologi. Misurabile e spietato quando ti capita di passare davanti a uno specchio o di perdere un treno.

Ripeto dentro di me questa frase che, a volte, enuncio meccanicamente a chi ha pur sempre bisogno di quantificare. E, più la ripeto, più sento l’urgenza di dare un senso diverso alle parole…

“Ridefinire il lessico” : una delle indicazioni di percorso dateci durante un seminario yin  oltre a  “ guardare le nuvole”  e dire “delle sane puttanate “ al momento giusto. Indicazioni per Vivere.

Alleggerire le parole, togliere loro qualsiasi connotazione greve, lamentosa, rivendicativa, farle diventare “bollicine spumeggianti”, portatrici di quella sottile ebbrezza che è propria del vivere, per chi sappia Vivere…abilità che rientra nell’arte non certo nella strategia. Un’ebbrezza che contempla non solo una generica positività, di cui molto ci si riempie la bocca, ma una presenza continua alla vita intesa come continua possibilità di attenta trasformazione. “In quanto tempo riuscirò a farlo (farla, farmi) ridere?” , ecco una domanda che potrebbe essere strumento principale dell’Arte.

Togliere pesantezza, togliere limitazioni, togliere definizioni, raccontare più che enunciare. Una volta erano i vecchi a raccontare…avevano un posto e una dignità che il tempo degli orologi sta distruggendo.

Definire il tempo di una ricerca è senza senso: forse non ho ancora “iniziato” a praticare il Tai Chi: so solo delle mia ricerca, della mia iniziazione so poco, ho conosciuto ore lunghe come attese, e anni brevi come un battito di mani.  

Forse non so neppure, ancora, cosa sia veramente il Tai Chi . Forse non si può “ sapere” cosa sia. Forse “veramente” non esiste…ma, di certo, è  qualcosa che ha a che fare col guardare le nuvole e dire sapienti stupidaggini.

Molti di noi hanno passato un tempo senza tempo guardando un cielo pieno di forme cangianti, creando con lo sguardo, sentendosi veleggiare nella mobile immobilità, facendo a gara a chi, nell’apparentemente uguale, coglieva il diverso.

A pochi invece è dato il saper dosare e calibrare le puttanate: si dice sia segno di maestria, così come il saper interrompere un’onda emotiva dissonante, o una tensione esasperata, “porgere l’altra guancia”  ovvero distogliere lo sguardo da qualcosa che non siamo più in grado di sopportare.

Forse non esistono “ le cose giuste al momento giusto”: accadono, e sono i veri miracoli, dei “clic” in cui  tutto sia allinea … e, improvvisamente, le nuvole sono dentro di te.  Parole come “rilassamento”,” abbandono”, “ascolto”, “cedevolezza”, diventano musica per il corpo e vibrazioni per l’anima. Accadono quando meno te l’aspetti.