Il Tai Chi Chuan come metafora formativa

Lottare senza vincere, cedere senza perdere

Il Tai Chi Chuan come metafora formativa: ovvero dove e come applicarlo nella vita?

Sentire, aderire, cedere, svuotarsi, sono principi su cui si basa il “gioco-combattimento” che, nel Tai Chi Chuan, si chiama “mani appiccicose” o “spinta con le mani nude”. Non si tratta di cospargersi le mani di miele o di colla prima di toccare qualcuno! Tantomeno di sopraffarlo, bensì di sperimentare l’ascolto.

Siamo ancora capaci di ascoltare qualcosa che non sia, per usare uno slogan pubblicitario, il motore della nostra macchina!!!!

Ascoltare sé stessi innanzi tutto e, poi, chi ci sta di fronte! A che scopo? Meglio sarebbe scopo non ci fosse aldilà del gusto dell’ascolto, vera e unica maestria … ma, se uno scopo deve esserci, potrebbe essere difendere e proteggere il proprio spazio vitale.

Lottare senza voler vincere e cedere senza voler perdere: ecco la formula magica che il Tai Chi lascia intravvedere a chi sa vedere!

A nessuno di noi piace subire, molti vorrebbero vincere sugli altri, far vedere quanto sono bravi e superiori. Pare, dico, pare, che il vero guerriero sia colui che evita di combattere perché capisce prima, percepisce in un lampo, quali siano le strategie da attuare per non mettersi nei guai.

L’uomo o la donna di Tai chi dovrebbero essere sempre in uno stato di vigile consapevolezza, agire nell’ombra, e, se proprio si tratta di combattere, farlo solo per necessità dove per necessità si intende difesa della vita.

Conoscere la propria aggressività, accettarla, non esorcizzarla, estendere la capacità di gestirla anche nel vivere sociale: questo è uno dei temi di quella infinita ricerca contenuta nel Tai Chi Chuan, fatta non di forme e tecniche accumulate ad effetto folcloristico, ma di metodico lavoro quotidiano per vincere l’unica guerra reale: quella con sé stessi!